lunedì, maggio 28, 2007

Due Finali e Un Inizio

Quando la pigrizia regna, e scrivere nuovi pensieri è fatica, non c'è niente di meglio che attingere ai Maestri...precisazione per i lettori empatici, prima che si preoccupino per me: questi pezzi non hanno molto a che vedere col mio stato d'animo attuale (sto bene, grazie, ve lo garantisco! :-) ), semplicemente sono ritagli che mi sono capitati riordinando la scrivania...
(I primi due pezzi sono da "Cattedrale")

Tiro fuori di tasca alcune monetine. Proverò prima con mia moglie. Se risponde, le augurerò un felice anno nuovo. Niente di più. Non tirerò fuori cose serie. Non alzerò la voce. Nemmeno se comincerà a fare storie. Mi chiederà da dove sto chiamando, e dovrò dirglielo. Non le parlerò di propositi per l’anno nuovo. Non c’è modo di scherzare su questa situazione. Dopo che avrò parlato con lei, chiamerò la mia amica. Forse chiamerò prima lei. Spero solo che non sia suo figlio a rispondere. "Ciao dolcezza" le dirò. "Sono io."
(Da dove sto chiamando - Raymond Carver)

"Briglia" dico. La sollevo verso la finestra e la guardo alla luce. Solo una vecchia briglia di cuoio scuro. Non me ne intendo molto ma so che una parte entra nella bocca. E’ quella che chiamano il morso. Fatta d’acciaio. Le redini passano sulla testa e poi vengono tenute ai lati del collo con le dita. Il cavaliere tira le redini da una parte o dall’altra e il cavallo si volta. E’ semplice. Il morso è pesante e freddo. Scommetto che si imparerebbe in fretta a doverselo tenere tra i denti. Non appena lo senti tirare, sai che è ora. Sai che stai per andare da qualche parte.
(La briglia - Raymond Carver)

Perché ho fatto questo viaggio in Africa? La spiegazione non è semplice. Le mie cose andavano sempre peggio e a un certo punto erano diventate un viluppo inestricabile.Se ripenso alla mia situazione all’età di cinquantacinque anni, quando comprai il biglietto, vedo solo dolore. I fatti mi si affollano addosso, sì che ne avverto l’oppressione sul petto. Irrompono in fretta disordinata: i miei genitori, le mie mogli, le mie ragazze, la mia fattoria, i miei animali, le mie abitudini, i miei soldi, le mie lezioni di musica, i miei denti, la mia faccia, l’anima mia! Ed io urlo: “No, no, via maledetti, lasciatemi stare!”. Ma non possono lasciarmi stare. Fanno parte di me. Son cose mie. E mi si ammucchiano addosso da ogni parte. E ne viene il caos.
(Il re della pioggia - Saul Bellow)

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