giovedì, settembre 27, 2007

Week end lungo

Ancora un weekend di cazzeggio...tra qualche ora ho il volo per napoli, non mi collegherò per qualche giorno
Ciaoo!

mercoledì, settembre 19, 2007

Chiuso per ferie (promemoria)

Pausa di qualche giorno, sono stanchissimo (raffreddore, lavoro & ca$$i vari), avrei voluto raccontare dello scorso weekend, del pranzo con mio fratello e della ritrovata voglia di cucinare (le braciole! la torta!), del bowling, del film dei Simpson, del diverbio con Marco su qeusto blog (scusa!), dei casini nel condominio, del mio peso, del nuovo disco dei Turin Brakes in uscita, della parola "homesick", di tante e tante cose...ma non ho tempo e forze, e per fortuna mi manca un giorno e mezzo di lavoro e poi si parte per un lungo weekend modenese, rivedrò persone a me care, quei pazzi goblin a cui tengo tanto, non solo compagni di gioco, ma qualcuno di loro per me vale un po' di più. Ho voglia di rilassarmi, mangiare crescentine e bere lambrusco e giocare, e se ci scappa sabato sera anche ballare la salsa in qualche locale di modena, invitando sconosciute...
Vi farò sapere, buon weekend anche a voi, a presto

giovedì, settembre 13, 2007

Ti Xe fora come una pergoea

Si scrive più o meno così in veneziano la frase "Sei fuori come un balcone".
(bella lingua, davvero, il veneziano; con queste sue regole strane, le "l" che scompaiono, l'uso delle X che ancora non ho imparato a pronunciare correttamente; a proposito, se vi capiterà di passare a Venezia, oltre a mandarmi una mail per incontrarci, leggetevi prima "Venezia è un pesce" di Tiziano Scarpa, per prepararvi allo spirito della città).

Ma sto divagando: dicevo del balcone. Mi piace questa nuova casa; prima o poi riuscirò a scaricare qualche foto che ho scattato, di tramonti e di accostamenti buffi (la malefica Henkel che c'è qui vicino; la vecchia insegna dell'Agenzia Ippica; se ci riesco, dovrei fotografare anche qualche pantegana)

Stiamo al secondo e ultimo piano, e non abbiamo il tetto sul balcone (mi scuso per l'imprecisione tecnica); dal punto di vista del casalingo che è in me, è una fregatura per il problema del bucato, questo inverno ci beccheremo tanta di quella pioggia e umidità che ci toccherà asciugare i vestiti dentro casa.
Ma il lato positivo c'è: le stelle!! Anche stasera, sigaretta dopo cena col naso all'insu'. E il cielo mi ricorda il paginone doppio con la volta stellata che c'è in Vite Brevi, il settimo volume di Sandman, quando Distruzione fa il suo (celebre?) monologo:

Mi piacciono le stelle. E' l'illusione della stabilità, penso. Cioè splendono, implodono ed esplodono sempre. Ma da qui, posso fare finta... posso fare finta che durino per sempre, posso far finta che le vite durino più di un attimo... gli dei vanno e vengono. I mortali tremolano, e dopo un lampo si spengono. I mondi non sono eterni; le stelle e le galassie sono transitorie, cose che fuggono via, che brillano come falene e svaniscono nel freddo e nella polvere.
Ma io posso far finta.



Ora, non commento (sarà per un'altra volta) perchè non era mia intenzione: pensavo semplicemente alle stelle.
E mentre fumavo pensavo ancora ai racconti, al fatto che ognuno di noi ha una (e più) storia da raccontare. Non sarò mai uno scrittore, mi piacerebbe ma non ho la costanza, non mi esercito (se non con il blog) e mi manca il talento. Sono un umile cronista, avrei potuto fare il giornalista ma ho preso altre strade, non importa.
Però le storie degli altri non le voglio perdere, provo a conservarle in questa memoria fragile, a costo di togliere spazio per altre cose che - in teoria - sarebbero più importanti.

L'altro giorno dicevo delle cose che perderei iniziando ad andare in giro in auto anziché col bus; ho dimenticato di citare la caratteristica fondamentale: i bus sono raccoglitori di persone, serbatoi senza fondo di storie di ogni tipo.
Lo pensavo oggi tornando dal lavoro: da un paio di frasi, da un tassello di vita che osservi per caso, puoi provare a fare un esercizio di fantasia e ricostruire le vite degli altri.

Scena: interno autobus. Ragazzo intorno ai 14 anni seduto; magro, simile ai suoi coetanei per abbigliamento e tecno-mania: ha due cellulari, uno lo usa per ascoltare la musica (o forse è un altro aggeggio), con l'altro legge messaggi. Ha una faccia un po' tormentata e annoiata, ma sembra simpatico dalle espressioni buffe che assume quando gli parla la signora che è davanti a lui. Lei è la madre, sta in piedi, avrà almeno 50 anni, sguardo dolce, viso quasi identico a quello del figlio, è stanca ma sorride. Sono andati a fare compere insieme, credo scarpe. La madre deve essere una che ne ha passate di tutti i colori, i suoi occhi vanno dalla strada al figlio e si capisce che sta ricordando. La prima frase (e il primo sorriso) sono per lui, gli dice che fino a qualche anno prima non sarebbero andati a far spese insieme (si sa, i ragazzi un po' si vergognano, vogliono fare i "grandi"). Poi allunga una mano affettuosa e gli sistema la maglia, lui lascia fare anche se un po' infastidito, e lì scappa un sorriso anche a me. Poi ancora la madre parla al figlio di una terza persona che hanno incontrato poco prima, e da una semplice frase nella mia testa si ricostruisce una parte del puzzle: loro due sono veneti, il padre del ragazzo non c'è più ed era di origine meridionale.

Si potrebbe andare avanti a scrivere un libro intero con questi due personaggi.
E ho capito anche un'altra cosa: che la nostra storia è tutt'altro che passato; certo, bisogna vivere l'attimo e il presente, ma ce l'abbiamo stampata dentro, determina come siamo oggi ed è importante, anche se è il passato.

E' una banalità, ma che ci posso fare: mi son fora come una pergoea.

Fratello, dove sei? Qui.

Sono trascorse quasi due settimane dal trasloco, e ancora non ho raccontato niente della nuova casa. Distratto dalle vicissitudini sentimentali, ho dimenticato altri episodi importanti, come quello di sabato scorso. Mio fratello si trova qui in Veneto in questo periodo (ma questa è un'altra lunga storia...), e sabato l'ho invitato a pranzo da me. Cucino io, niente di eccezionale: tortellini confezionati, pronti in un minuto, con un sughetto semplice che ho fatto con i funghi (in scatola, ovvio); e per secondo gamberi fritti e patatine ancora più fritte e unte. Una bottiglia di Pinot in due forse è troppo, e dopo aver mangiato siamo entrambi knock-out sul divano; in tv danno "I Goonies", un tuffo indietro di 20 anni nell'infanzia. Una bella giornata tete-a-tete come non ci capitava da molto tempo, senza dirci niente di fondamentale, qualche cavolata sul lavoro, le auto, le donne; ma tra fratelli non servono grandi discorsi. Nel tardo pomeriggio se ne va, e poi in un messaggio mi ringrazia: "Mi ha fatto piacere pranzare da te". Dovreste conoscere meglio l'orso che sono io e il carattere di mio fratello e il nostro rapporto negli ultimi 10 anni per capire la portata dell'evento. Un sms che meriterebbe di non essere mai cancellato dal mio telefono.

mercoledì, settembre 12, 2007

Ctrl+Alt+Canc

Cioè: si resetta e si ricomincia. In meglio.
Stasera la scintilla è arrivata, proprio stasera che ero a un bivio: se avessi accettato un invito, probabilmente mi sarei ricacciato in un tunnel, in una inutile spirale di finzione. Sarei andato in un posto con persone di cui mi frega poco (tranne il mio amico Max), a recitare una parte, e a vedere una persona che non ho voglia (ancora) di vedere (just give me time!). Insomma, sarebbe stata una scelta autolesionistica alla Tafazzi.
E invece, la mia cara salsa mi viene in soccorso: "ah, ragazzi, mi spiace, non posso, ho il corso che finisce alle 23 a Favaro, poi mentre prendo il bus e vengo lì si fa troppo tardi, sono stanco, capirete, 2 ore di ballo..."
Alibi perfetto, ma non solo. In queste 2 ore mi sono davvero divertito! Via le paranoie della prima lezione (reset!), cambio le ballerine in entrambe le ore (reset!) e comincio a concentrarmi di più e a memorizzare le figure. Riesco persino a metterci un po' di stile, mio personale, soprattutto quando facciamo i "pasitos" di fronte allo specchio.
Serata perfetta, conclusa in bellezza da una risposta a un sms che non mi aspettavo; risposta in ritardo di 5 ore...credevo mi avrebbe ignorato...invece è arrivata e mi ha fatto sorridere.

Al ritorno, la solita odissea che ho descritto martedì scorso, ma stavolta logicamente con un umore diverso. E infatti pensavo: mi lamento della mia condizione di sfigato pedone, delle 2 ore che ho impiegato dopo la lezione per tornare a casa. Ma ci sono alcune cose che usando la macchina perderei, e invece non vorrei rinunciarvi: la Guinness al pub a Mestre in attesa della coincidenza tra i due bus, la passeggiata a piedi lungo il canale illuminato (quello pseudo-Brenta che passa per Mira, ma che in realtà non è un fiume); e soprattutto bagnarsi sotto l'impianto di irrigazione che c'è nei giardini della piazzetta della biblioteca (l'ho fatto stasera, che spasso! :-) )

Edit: una precisazione. Adesso non è che rinuncio ad andare in giro ovunque ci sia lei. Semplicemente, mi sono imposto (già da un po' di tempo) di fare solo ciò che mi piace, indipendentemente da ogni altra persona. E ballare salsa è quel che mi piace, adesso.

martedì, settembre 11, 2007

In attesa di una scintilla

You can't start a fire,
you can't start a fire without a spark

(Bruce Springsteen, Dancing In The Dark)

sabato, settembre 08, 2007

Walking on sunshine

Venerdì sera a casa di Davide, per il nostro consueto cineforum, abbiamo visto "Little Miss Sunshine". Bel film, certo anche qui ci sono spunti un po' ovvi, come l'epica del perdente (che però a me piace tanto!!). Ma il finale lo riscatta tutto (Giando avevi ragione, è quella stella in più); e io ingenuo che guardando il cappello della bimba pensavo al tip tap! (qualcuno prima o poi mi deve spiegare come funziona la vita...diciamo a partire dalle api e i fiori! :-) )
La bimba è deliziosa, grande il personaggio del nonno, e anche il dualismo tra Dwayne e Frank, con quel dialogo sul pontile parlando di Proust e di come aiuta a crescere il tempo in cui si soffre (anche qui, forse un po' banale, ma dipende molto dagli stati d'animo dello spettatore).
Infine: ho riconosciuto una canzone di Sufjan Stevens!! E poi http://www.imdb.com/ mi ha dato conferma: si tratta di Chicago, si sente nelle scene a inizio partenza col pullman Wolkswagen, giallo che è uno spettacolo!

Ho visto anche il trailer di Stardust, in uscita dal 12 ottobre; il mio timore è che sia stato ridotto troppo a un polpettone fantasy come tanti altri (ho visto su imdb che ci sono i pirati, e dal trailer sembra ci sia anche un combattimento), perdendo così le qualità poetiche che ne hanno fatto (per me) una grande storia di Neil Gaiman, una favola adatta anche a chi bambino non è più.

venerdì, settembre 07, 2007

Zac!

E' il suono onomatopeico del taglio netto.
Ed è anche Zach Braff, giovane attore che sicuramente conoscerete per il telefilm di MTV Scrubs. Nelle scorse settimane, nel mio "periodo K", dopo aver ascoltato gli Iron&Wine mi sono messo a cercare su Internet delle informazioni su questo gruppo, e mi sono imbattuto in una colonna sonora in cui c'è anche il loro bellissimo pezzo "Such great heights".
Il film si chiama "La mia vita a Garden State", Zach Braff è regista e attore, nel cast c'è anche la bellissima (per me) Natalie Portman. Ho noleggiato il film in un grigio sabato di metà agosto in cui la tipa iniziava a tirarmi i pacchi e le nuvole si addensavano all'orizzonte. L'effetto "facciamoci del male" del film era annunciato, ma giudicandolo a freddo, è stato invece una bella scoperta.
Intendiamoci: non un capolavoro (prima che Rob The Critic mi denunci! )
Ma un film delicato e secondo me un buon tentativo di raccontare una storia, che in seguito ho scoperto essere autobiografica.
Non farò alcuno spoiler rivelando che il film, analogamente all'altro mio preferito Elizabethtown, usa come premessa un lutto; da lì parte la storia di Andrew Largeman che, un po' come Orlando Bloom nell'altra pellicola, ritorna al paese natale per i funerali, e ritrova vecchi amici e - forse un po' scontato - trova l'amore.
Il buono del film non è certo l'inventiva nella sceneggiatura, ma il tatto, il modo di raccontare la storia, e alcune buone sequenze che resteranno impresse nella mente e nel cuore dello spettatore (soprattutto se già predisposto emotivamente - e questo può essere considerato un colpo basso del regista). C'è di buono che - Giando docet - non ci si prende molto sul serio, e la battuta spiritosa e dissacrante à la Scrubs può arrivare anche in un momento drammatico.
Voto: 2 palle (da giocoliere) e mezza.

(PS: visto? si ritorna a scrivere post "normali"...life goes on! ;-) )

Pagliacciate

Carissimi,
si torna oggi alla normalità, il tutto per merito dei vostri interventi, di una bella dormita e di una buona giornata al lavoro, e di una chiacchierata ieri col mio amico Max a proposito della donzella che ha fatto il bello e il cattivo tempo su questo blog nell'ultimo mese.
Concordiamo che la tipa non faccia per me e che ci siamo capiti male, io e lei...peccato...
Si guarda avanti.
Sono al pc da quasi due ore stanotte, e tra una risposta e l'altra ad amici sui miei vari forum, ho perso un po' il filo di questo discorso, quindi la cosa migliore è metterci definitivamente una pietra sopra e cambiare argomento.

Stasera sono stato alla periodica riunione pagliacciosa per stabilire i turni dei prossimi mesi in ospedale. Stavolta mi tocca la grande avventura: la geriatria!!! Comincio sabato 15...chissà come sarà il mio primo vecchietto! Mi immagino qualche ex alpino, che inizierà a raccontarmi (rigorosamente in lengoa veneta) le sue storie sulla guerra...e chi lo capisce! Ho già avuto impatti con gli anziani, abbiamo già fatto qualche mese fa una festa in una casa di riposo, ma l'ospedale è tutto un altro ambiente...speriamo bene!
Comunque stavolta sono stato io a chiedere a Manù di andarci giù pesante: ho bisogno di sperimentare molto per capire se sono tagliato per questa cosa. Le ho chiesto di mettermi più turni possibile, dovrei averne 6 in 3 mesi.

Ed è stato un tonico rivedere questa banda di matti. Sembrava di essere in una delle tue classi di bambini, Fra' !! ^_^ Con la Manu' che cercava di riportare l'ordine, e i ragazzi che si davano le sberle di nascosto!
E ho capito che questo è il gruppo che voglio frequentare nei prossimi mesi; mi piacciono, siamo tanti e tutti diversi ma in armonia, voglio conoscerli meglio, c'è tanto "materiale umano" da sentire e toccare, tanti nuovi amici...
A un certo punto dell'ordine del giorno, nelle varie & eventuali, Manu' ha chiesto se qualcuno di noi avesse qualcosa da dire. Ho preso la parola e ho detto "Pizza ha fatto il trasloco": è scattato l'applauso!! La questione del mio cambio di casa era diventata di interesse nazionale ormai...
E poi è stato bello anche il ritorno a casa, mi ha accompagnato un'amica che fa l'infermiera e che mi ha raccontato del suo viaggio in Africa in missione quest'estate.

Insomma, questo è un gruppo di persone dove posso essere come sono: posso far casino quando ne ho voglia, posso stare zitto quando preferisco essere silenzioso. Come ha detto Manu' (e lo ripeteva sempre al corso), ognuno di noi ha qualcosa di speciale, e si tratta solo di tirarlo fuori; qui non abbiamo niente da "mettere dentro", non ci sono primedonne. Siamo umili, ma non si deve fraintendere: umile non è uno che si nasconde dietro gli altri, annullandosi, ma è chi da quel che può, quel che ha, al massimo, ma con il cuore.

mercoledì, settembre 05, 2007

L'ultimo giorno d'estate

Notte insonne, di zanzare birra e sigarette. Sono tornato all'una dalla lezione di salsa: un disastro completo. Anzichè divertirmi come avrei voluto, ho portato il mio cervello inceppato anche a lezione, e ho rovinato il divertimento alle mie ballerine.

Sono tornato tardi sempre per colpa della mia condizione da pedone: ho dovuto prendere due bus notturni, e casa nuova è più lontana dalla scuola di ballo. Ho avuto tempo per pensare a cosa scrivere stasera. Tra l'altro, ho fatto anche un bel tratto di strada a piedi, lungo la riviera del Brenta (lunghezza del cammino misurabile in 2 sigarette), tra fumi della MiraLanza, zanzare, cani che mi abbaiavano da dietro ai cancelli, e altre amenità.

E la mezza luna nel cielo. E queste stronze di stelle spuntate dopo il temporale, che sembravano tutte lì riunite a sfottermi; non si erano fatte vedere quando le volevo, a S. Lorenzo, e adesso invece tutte lì, a godersi lo spettacolo.

Ho pensato che avrei voluto scrivervi di cose belle stanotte; degli amici ritrovati, della riscoperta di mio fratello, del libro di John Fante finalmente terminato, di Garden State, dei film della mostra del cinema che vorrei andare a vedere.
E invece vi tocca l'ennesima cupa riflessione, la consueta pippa mentale, la paginetta terapeutica da caro diario.
Ma d'altra parte, nessuno vi obbliga, e mi piace pensare che se siete su questa pagina è perchè siete miei amici, nella buona e nella cattiva sorte.
E allora provo a spiegare questa tempesta di emozioni di questi ultimi giorni, mentre mi fumo l'ultima Lucky Strike di un pacchetto finito troppo presto.

Giovedì: sono in ripresa. Ho scritto: ho tanti amici, non sono solo. Di buon umore, anche al lavoro. In ufficio c'è una festicciola per due coppie che stanno per sposarsi. Si mangia e si beve, lei fa soprattutto la seconda cosa; mi sorride e torna a scherzare con me, e io sono contento, sembra tutto tornare alla normalità nei nostri rapporti. Attendo la serata: ci sarà un incontro in enoteca, organizzato dal mio coinquilino, con i suoi amici del forum di motociclisti. Io già li conosco e mi stanno piuttosto simpatici. Lei ci è uscita una volta insieme, hanno fatto un giro in montagna in moto, lei faceva da "zavorra", le piacciono le moto, ma non ne ha ancora una. Per dire quanto mi sia estraneo questo mondo: io non so andare nemmeno in bicicletta!
La serata si annuncia divertente, e invece è il mio fallimento.
In uno dei post precedenti dicevo di temere un qualche avversario, ed eccolo lì che si presenta, con tutte le caratteristiche, o quasi: è simpatico; racconta barzellette, fa casino, è l'anima della serata, una primadonna, non sta zitto un minuto. Anche io credo di essere simpatico, ma sono più un gregario; do la stoccata, sono un umorista, non uno showman; di solito non faccio tappezzeria, ma quella sera sono ridotto al silenzio. Recito bene la parte di uno che se la sta spassando, seduto tra mio fratello e il mio coinquilino, ma dentro lo stomaco ho un buco nero.
Lui è "attivo": moto e le cazzate varie che indicavo (pareva quasi avesse letto il mio post! rafting, bungee-jumping, etc...).
Gli manca solo il fisico, ma stavolta non conta (alla faccia di tutti i problemi che mi creo io).
Si siede accanto a lei, e io ho un flash-forward, ho già capito tutto; ci sa fare, ci sa fare benissimo, si trasforma in polipo e le mette le mani ovunque.
Lei beve troppo, a fine serata è l'unica ad essere realmente ubriaca. Non può guidare, la ospitiamo a casa nostra, mettiamo su un lettino di fortuna. Io resto sveglio fin oltre le 3, a fumare (e che ve lo dico a fare?); l'alcool mi ha fatto un baffo, sono lucidissimo, rabbioso, amareggiato.
Il punto non è tanto la ragazza in particolare; passerà. Certo mi brucia, ma non biasimo nessuno; e il bello è che lui mi sta pure simpatico! Contenti loro, che in fondo sono amici miei, contenti tutti.
Il punto è un altro: è la mia totale incapacità in queste situazioni. Il fatto che mi dissolvo quando sono in "competizione" con un altro; come se, tra due cervi che lottano per la femmina, invece di prendersi a cornate, uno dei due rinunciasse alla lotta (mi scuso per il paragone zoologico)
Mi torna sempre in mente una canzone di Ligabue, di quelle minori di un album minore, "Quando tocca a te":

Per ogni amore sbagliato d'un pelo
oppure perso giocandolo a morra
o atteso in coda col tuo numerino
e sei il solo a non spingere


Ecco: io non spingo.

Senza contare il mio essere inadatto al contatto fisico; faccio una fatica enorme ad abbracciare, a toccare, a dare un bacio.
Insomma ero lì a pensare a tutte queste cose, e non mi usciva nemmeno una lacrima, zero. Ho dormito a stento 2 ore, poi mi sono alzato e ho preparato la colazione per lei, per mio fratello e per il mio coinquilino, e ho aspettato che si svegliassero per andare al lavoro.
Max beve il caffè e dice "ah, come faremmo se non ci fosse Enzo!"
Frase che mi fa cadere ancora di più le braccia. Sono un ottimo casalingo, amico, fratello, che altro? Ma non sono compagno, amante, ragazzo. Questa cosa mi da profondamente fastidio. Mi sono rotto il cazzo di essere apprezzato per le mie presunte qualità.
Non me ne fotte niente di esser considerato buono, bravo, simpatico...se poi non c'è nessuno che mi apprezzi in maniera più profonda.
Troppo facile avere l'affetto degli amici, voglio di più.
E già mi vien male a pensare alla festa che faremo a ottobre per l'inaugurazione della nostra nuova casa. Mi sbatterò per far sì che tutto sia perfetto, che sia una serata divertente per tutti; cucinerò anche di notte per farli contenti (perchè così anche io sono contento), preparerò dolci di ogni sorta...A quale scopo? Per sentirmi dire la solita puttanata? "Bravo Enzo, sei un uomo da sposare!"...e intanto si tromba quell'altro?


Venerdì: al lavoro scazzo totale, e stanchezza mentale che si riflette sul fisico. Ho le gambe pesanti e una faccia da funerale. Usciamo un po' prima per fare un paio di viaggi con i pacchi verso la casa nuova, e io sono al minimo storico. Ma mi riprendo e trovo le forze per andare alla scuola di salsa: danno una festa per l'inizio dei corsi. Proprio quello che mi ci voleva, reagisco e vado lì, incontro un po' di gente, si chiacchiera e riesco a farmi anche qualche risata e un paio di giri con le mie girls; mi dicono anche che sono migliorato. Medicina per la mia autostima sottoterra. Parlo con una delle ballerine che conosce la mia situazione, e guardacaso conosce anche "lui". Mi prende in disparte e minaccia di prendermi a schiaffi: mi dice che sono un cretino, che io sono molto meglio; comincio a guardare la cosa da un altro punto di vista.

Sabato e domenica: completiamo il trasloco, ci facciamo un mazzo così, e non ho neanche il tempo di pensare alla situazione. O meglio, ci penso ma sto meglio, guardo avanti. Segretamente, ci spero ancora, magari è stato l'episodio di una sera, magari è solo colpa del vino. In altre parole mi illudo.

Lunedì: l'illusione continua. Al lavoro torno ad essere il solito, rilassato, spiritoso, e finalmente faccio quello per cui mi pagano. C'è in programma di uscire alle 18 per andare al mare. Andiamo a Jesolo, io, Max, la K. e Andrea. Serata stupenda, giochiamo a calcio sulla spiaggia, lei scherza, ci guardiamo molto, giochiamo, alla fine facciamo tutti il bagno.
C'è molto vento, e mi rendo conto che è l'ultima volta che andremo al mare quest'anno. Mi scatta in testa "Last day of summer" dei Cure.
But the last day of summer never felt so cold
The last day of summer never felt so old

Lei è sempre splendida. Chissà se lui la vede così. No, mi dico, lui è solo un polipo che ha agguantato un pezzo di carne, lui non ne ha capito la bellezza, lui non sa quanto lei è speciale. Continuo a illudermi.
Ceniamo pesce in un ristorante sul mare, è lei a guidare e noi tre maschietti possiamo alzare un po' il gomito. Al ritorno in macchina si canta, ci sono i Guns'n'Roses, io alla fine conosco solo Knockin' on Heaven's doors...ma va bene lo stesso...Non riuscendo a esprimere quello che ho dentro, ricorro alla tecnologia. Dopo che ci ha accompagnati e ci siamo salutati, le mando un messaggio, niente di stucchevole, una roba da amico, in cui le dico ciò che penso di lei e quanto sono contento di conoscerla. Niente di più. Niente TVB o roba del genere da quindicenni. Ma una volta riacquistata la sobrietà mi pento del messaggio (al quale lei ovviamente si è guardata bene dal rispondere).
Maledetti cellulari. Pazienza, si va a letto.

Martedì: giorno normale, ricaricato dalla bella serata; incrocio il suo sguardo in ufficio, tutto ok, qualche sorriso.
Il pomeriggio, di nuovo il buio: lei si iscrive al maledetto forum dei fottutissimi motociclisti, racconta della serata alcoolica, e dice candidamente che il tizio "non ha tenuto un attimo le mani in tasca!". Mi va il sangue alla testa.
Ok, allora, se ti piace, tienitelo pure. Punto.

Poi stasera la deludente serata al corso, per dare il colpo di grazia alla fiducia in me stesso.

Riassumendo: il problema è che ho una concezione sbagliata dell'amore e dei rapporti con le donne.
Sono rimasto al 1800. Avrei avuto vita facile solo se fossi stato un gentiluomo dell'età vittoriana, con un matrimonio combinato, fingendo di doverla conquistare facendo il romantico.
Non sono tagliato per la conquista, non suscito nessuna passione, non travolgo, non ispiro.
E quelle poche persone a cui piacevo, le ho allontanate io.
Quindi mi merito tutto quello che mi accade, corsi e ricorsi inclusi.

Mi dicono "sii te stesso".Ma a che cazzo serve? E soprattutto: come fare altrimenti? Non si cambia, nun ce sta' nient' a fa'!
E hai voglia a far corsi, a provare a uscire dal guscio; è solo cosmesi. Il corso clown sembrava aver aperto uno spiraglio, ma se non mi ci do anima e corpo, non servirà a niente.

Adesso si è fatto tardi e il racconto si fa sconnesso, è ora di andare a dormire.
Amici lettori, scusate per lo sproloquio, metterò ordine

lunedì, settembre 03, 2007

Insert coin to continue

Sempre per usare la metafora del videogame...
Attendere prego, sto tornando, ma oggi non ho tempo, e la rete fa i capricci
Ciao