mercoledì, maggio 30, 2007

Esami

[il brano che segue è scritto - come al solito - di notte, e costituisce un'alternativa pigra ed esibizionista di un diario. lo scrivo per il bisogno di liberarmi dalle emozioni di oggi, ma il post potrebbe autodistruggersi nei prossimi giorni. cercherò di non violare la privacy delle altre persone coinvolte, anche se il contesto è abbastanza chiaro...]

Si dice "gli esami non finiscono mai". E degli esami all'università ricordo soprattutto l'ansia per le scadenze. Ora non ho più esami da dare, ma oggi - solo per un attimo - ho provato una sensazione che non provavo da tempo: il desiderio di poter rinviare (di qualche ora, di qualche giorno), una verifica, un momento della verità.
Poi si cresce, eccheccazz, ci si dice "Enzo, fai l'uomo!", si deve passare alla cassa e pagare...
E quindi sono andato.
Ho fatto il mio primo turno di servizio.
In pediatria.
Una parte di me pensava "noooo!! non ce la farò mai! voglio tornare al corso! non sono ancora pronto, devo esercitarmi! "
E invece, pronti, via!

E' stato molto bello, anche se non come mi immaginavo.
Non lo immaginavo così, per esempio, il mio primo bambino. Anche perchè non è stato mio. Questa è la cosa bella del lavoro di squadra, che in questo tipo di impegno raggiunge secondo me una forma sublime. Mentre in tutti i team di solito i componenti lavorano insieme per un obiettivo sì comune, ma di cui beneficiano i membri stessi della squadra (si pensi a un gruppo di lavoro qualsiasi), qui invece il gruppo lavora per la buona riuscita di qualcosa che serve a persone esterne al gruppo...

Ok, tutto bello, divertente, spassoso...E poi sono stato fortunato perchè siamo capitati in situazioni facili, nessuna patologia particolare...e i miei colleghi sono stati super, con invenzioni troppo divertenti!
Ma poichè sono sempre iper.critico, passo alle note negative.
Non partecipo. Ho goduto anche io del buon lavoro degli altri, mi sono divertito come se fossi stato uno spettatore, un bambino. Ma ho fatto poco o niente per gli altri. Poche battute. Poco corpo. Poche parole.
Allora c'è qualcosa che non va, e occorre mettersi lì e indagare e capire. E guardare dentro sé stessi, come al corso.
Il punto è forse questo: io non sono cambiato. Sì, il corso mi ha dato molto, mi ha fatto rendere conto di angoli che non avevo esplorato, di ricchezze da poter tirare fuori anziché lasciarle lì sotto al buio e a prendere polvere...
Il corso però mi ha illuso, illuso di poter essere diverso, migliore, più allegro...E così ho costruito il personaggio adattandolo al mio modello, a un'ipotesi di Enzo, e cercando poi di far tendere Enzo verso Pizza...E invece no! E' Pizza che deve somigliare di più a Enzo, così com'è, con tutti i suoi difetti, accentuandoli (questo è quello che fa il clown, accentua; ho la panza? bene, me ne faccio una ancora più grande e ci scherzo su!). Almeno in questa fase.
Quindi Pizza diventerà un pagliaccio silenzioso. Ovvio che dovrò sempre cercare di far ridere, altrimenti viene meno lo scopo. Ma le tecniche e l'approccio dovranno essere diversi...

C'è ancora molto da fare...altri esami da superare...

Ma già tante emozioni da ricordare.
Le risate, i palloncini, le bolle di sapone, le prese in giro con infermieri e dottori.
Un bambino che abbiamo incrociato all'uscita, quando eravamo svestiti e struccati, e non ci ha riconosciuti!

E poi, una delle cose che mi piace di più: quando sono tornato a casa e mi sono guardato allo specchio, e avevo ancora il segno dell'elastico del naso. E ho pensato: quando ti infili il naso a inizio servizio, cambi personalità, indossi la maschera, il tuo scudo, quasi come un supereroe che si trasforma. Quando lo togli, viceversa, non va via subito; il personaggio resta con te per un po', a farti riassaporare tutto quello che hai visto e fatto. La tua seconda faccia va via lentamente, come il segno di un elastico.

martedì, maggio 29, 2007

Interno notte

Non ho sonno. E' da poco passata l'una, e non ho sonno. Mi succede spesso dopo l'allenamento, sarà l'adrenalina, boh, saranno le troppe energie che non riesco a incanalare in qualcosa di meglio...fatto sta che sono qui a cazzeggiare su internet mentre scarico qualche canzone...

E mi sono innamorato.

Delle pubblicità della Adidas.

La campagna "Impossible is nothing", quella di quest anno, con le storie di sport più o meno sfigate ma con lieto fine...su youtube ci sono tutte, ecco il link alla mia playlist:

http://www.youtube.com/view_play_list?p=4037DF38061CF2BF

E hanno anche delle bellissime musiche in sottofondo (ne ho riconosciute 2 di BadlyDrawnBoy...poi c'è Ed Harcourt e in un'altra gli Athlete...)

Ok, ora vado a nanna...domani commenterò un po'...avrei da scrivere altre due o tre cosette...ma me le sono annotate, e anche se passeranno di attualità, non le voglio perdere...

'notte!

Medioevo Occipitale

In questo pigro e piovoso weekend veneto, ho improvvisato un cineforum solitario: tra sabato e domenica ho visto, nell'ordine, tra tv e divx: Dragonheart, Shrek, Harry ti presento Sally, Casomai, Il postino suona sempre due volte e Wargames.
Pensavo: sono tutti (o quasi) film da antoniologia, per cui è d'obbligo linkare questo:

http://www.youtube.com/watch?v=GGxW5tyl6Ws

:-)

lunedì, maggio 28, 2007

Due Finali e Un Inizio

Quando la pigrizia regna, e scrivere nuovi pensieri è fatica, non c'è niente di meglio che attingere ai Maestri...precisazione per i lettori empatici, prima che si preoccupino per me: questi pezzi non hanno molto a che vedere col mio stato d'animo attuale (sto bene, grazie, ve lo garantisco! :-) ), semplicemente sono ritagli che mi sono capitati riordinando la scrivania...
(I primi due pezzi sono da "Cattedrale")

Tiro fuori di tasca alcune monetine. Proverò prima con mia moglie. Se risponde, le augurerò un felice anno nuovo. Niente di più. Non tirerò fuori cose serie. Non alzerò la voce. Nemmeno se comincerà a fare storie. Mi chiederà da dove sto chiamando, e dovrò dirglielo. Non le parlerò di propositi per l’anno nuovo. Non c’è modo di scherzare su questa situazione. Dopo che avrò parlato con lei, chiamerò la mia amica. Forse chiamerò prima lei. Spero solo che non sia suo figlio a rispondere. "Ciao dolcezza" le dirò. "Sono io."
(Da dove sto chiamando - Raymond Carver)

"Briglia" dico. La sollevo verso la finestra e la guardo alla luce. Solo una vecchia briglia di cuoio scuro. Non me ne intendo molto ma so che una parte entra nella bocca. E’ quella che chiamano il morso. Fatta d’acciaio. Le redini passano sulla testa e poi vengono tenute ai lati del collo con le dita. Il cavaliere tira le redini da una parte o dall’altra e il cavallo si volta. E’ semplice. Il morso è pesante e freddo. Scommetto che si imparerebbe in fretta a doverselo tenere tra i denti. Non appena lo senti tirare, sai che è ora. Sai che stai per andare da qualche parte.
(La briglia - Raymond Carver)

Perché ho fatto questo viaggio in Africa? La spiegazione non è semplice. Le mie cose andavano sempre peggio e a un certo punto erano diventate un viluppo inestricabile.Se ripenso alla mia situazione all’età di cinquantacinque anni, quando comprai il biglietto, vedo solo dolore. I fatti mi si affollano addosso, sì che ne avverto l’oppressione sul petto. Irrompono in fretta disordinata: i miei genitori, le mie mogli, le mie ragazze, la mia fattoria, i miei animali, le mie abitudini, i miei soldi, le mie lezioni di musica, i miei denti, la mia faccia, l’anima mia! Ed io urlo: “No, no, via maledetti, lasciatemi stare!”. Ma non possono lasciarmi stare. Fanno parte di me. Son cose mie. E mi si ammucchiano addosso da ogni parte. E ne viene il caos.
(Il re della pioggia - Saul Bellow)

mercoledì, maggio 23, 2007

Uff che palle - Volontari Cercasi!

Non ho più tempo per scrivere un cavolo su questo blog...quindi ho pensato di cercare qualche collaboratore part-time! Qualcuno di voi, miei gentili lettori, vorrebbe scrivere di tanto in tanto sul mio blog venessiano? Mandatemi un messaggio in mail che vi autorizzo...

venerdì, maggio 04, 2007

Una semplice svolta del Destino

They sat together in the park
As the evening sky grew dark,
She looked at him and he felt a spark tingle to his bones.
'Twas then he felt alone and wished that he'd gone straight
And watched out for a simple twist of fate.