giovedì, settembre 13, 2007

Ti Xe fora come una pergoea

Si scrive più o meno così in veneziano la frase "Sei fuori come un balcone".
(bella lingua, davvero, il veneziano; con queste sue regole strane, le "l" che scompaiono, l'uso delle X che ancora non ho imparato a pronunciare correttamente; a proposito, se vi capiterà di passare a Venezia, oltre a mandarmi una mail per incontrarci, leggetevi prima "Venezia è un pesce" di Tiziano Scarpa, per prepararvi allo spirito della città).

Ma sto divagando: dicevo del balcone. Mi piace questa nuova casa; prima o poi riuscirò a scaricare qualche foto che ho scattato, di tramonti e di accostamenti buffi (la malefica Henkel che c'è qui vicino; la vecchia insegna dell'Agenzia Ippica; se ci riesco, dovrei fotografare anche qualche pantegana)

Stiamo al secondo e ultimo piano, e non abbiamo il tetto sul balcone (mi scuso per l'imprecisione tecnica); dal punto di vista del casalingo che è in me, è una fregatura per il problema del bucato, questo inverno ci beccheremo tanta di quella pioggia e umidità che ci toccherà asciugare i vestiti dentro casa.
Ma il lato positivo c'è: le stelle!! Anche stasera, sigaretta dopo cena col naso all'insu'. E il cielo mi ricorda il paginone doppio con la volta stellata che c'è in Vite Brevi, il settimo volume di Sandman, quando Distruzione fa il suo (celebre?) monologo:

Mi piacciono le stelle. E' l'illusione della stabilità, penso. Cioè splendono, implodono ed esplodono sempre. Ma da qui, posso fare finta... posso fare finta che durino per sempre, posso far finta che le vite durino più di un attimo... gli dei vanno e vengono. I mortali tremolano, e dopo un lampo si spengono. I mondi non sono eterni; le stelle e le galassie sono transitorie, cose che fuggono via, che brillano come falene e svaniscono nel freddo e nella polvere.
Ma io posso far finta.



Ora, non commento (sarà per un'altra volta) perchè non era mia intenzione: pensavo semplicemente alle stelle.
E mentre fumavo pensavo ancora ai racconti, al fatto che ognuno di noi ha una (e più) storia da raccontare. Non sarò mai uno scrittore, mi piacerebbe ma non ho la costanza, non mi esercito (se non con il blog) e mi manca il talento. Sono un umile cronista, avrei potuto fare il giornalista ma ho preso altre strade, non importa.
Però le storie degli altri non le voglio perdere, provo a conservarle in questa memoria fragile, a costo di togliere spazio per altre cose che - in teoria - sarebbero più importanti.

L'altro giorno dicevo delle cose che perderei iniziando ad andare in giro in auto anziché col bus; ho dimenticato di citare la caratteristica fondamentale: i bus sono raccoglitori di persone, serbatoi senza fondo di storie di ogni tipo.
Lo pensavo oggi tornando dal lavoro: da un paio di frasi, da un tassello di vita che osservi per caso, puoi provare a fare un esercizio di fantasia e ricostruire le vite degli altri.

Scena: interno autobus. Ragazzo intorno ai 14 anni seduto; magro, simile ai suoi coetanei per abbigliamento e tecno-mania: ha due cellulari, uno lo usa per ascoltare la musica (o forse è un altro aggeggio), con l'altro legge messaggi. Ha una faccia un po' tormentata e annoiata, ma sembra simpatico dalle espressioni buffe che assume quando gli parla la signora che è davanti a lui. Lei è la madre, sta in piedi, avrà almeno 50 anni, sguardo dolce, viso quasi identico a quello del figlio, è stanca ma sorride. Sono andati a fare compere insieme, credo scarpe. La madre deve essere una che ne ha passate di tutti i colori, i suoi occhi vanno dalla strada al figlio e si capisce che sta ricordando. La prima frase (e il primo sorriso) sono per lui, gli dice che fino a qualche anno prima non sarebbero andati a far spese insieme (si sa, i ragazzi un po' si vergognano, vogliono fare i "grandi"). Poi allunga una mano affettuosa e gli sistema la maglia, lui lascia fare anche se un po' infastidito, e lì scappa un sorriso anche a me. Poi ancora la madre parla al figlio di una terza persona che hanno incontrato poco prima, e da una semplice frase nella mia testa si ricostruisce una parte del puzzle: loro due sono veneti, il padre del ragazzo non c'è più ed era di origine meridionale.

Si potrebbe andare avanti a scrivere un libro intero con questi due personaggi.
E ho capito anche un'altra cosa: che la nostra storia è tutt'altro che passato; certo, bisogna vivere l'attimo e il presente, ma ce l'abbiamo stampata dentro, determina come siamo oggi ed è importante, anche se è il passato.

E' una banalità, ma che ci posso fare: mi son fora come una pergoea.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Enzino,
molto belli questi ultimi post. La situazione si sta stabilizzando - mi pare - e ti sento più sereno.
Fratello dove sei e Miss little sunshine mi furono consigliati dal nostro caro giando che come sempre è un grande esperto...mi sono piauti entrambi:) Ti scrivo tra qualche giorno, ho una cosa in sospeso e aspetto di potertene parlare con più certezze. Tanti baci

Anonimo ha detto...

Ciao, devo dire peccato tu non abbia costanza, perchè penso proprio tu sia un bravo scrittore, riesci sempre a tenermi incollata sul tuo blog, è sempre interessante ciò che scrivi ma soprattutto come lo scrivi, anche nella narrativa riesci ad essere poetico e a regalare delle forti emozioni. Continuerò a leggere il tuo blog e poi, mai dire mai, forse un giorno riuscirò a leggere anche un tuo libro. Un bacio Simo

Enzo ha detto...

Vale: grazie per il commento, vorrei scrivere di più ma il raffreddore mi ha un po' intontito, sono al lavoro sperando che passino in fretta i prossimi 3 giorni, poi c'è la ModCon! :-)
Aspetto tue (buone) notizie sulle cose in sospeso.

Simo: troppo buona, come sempre. Per il libro, non si sa mai...ma sarebbe qualcosa di stucchevole e quasi autobiografico. Aspetto un'idea migliore.


Ancora le mie scuse a Marco...
:-(

Anonimo ha detto...

Anche tu di trasloco? Mi sa che siamo finiti vicini... io Campalto...

Enzo ha detto...

Eh no Falecius, sono a Mira, in "campagna" tra Venezia e Padova. Ma tu non eri veneziano doc da laguna? :-)
E' da tanto che non passo per il tuo blog, l'ultima volta eri in Africa...Ciao