lunedì, settembre 08, 2008

Forrest corre ancora...

Stanchezza infinita in questi ultimi giorni...provo a scrollarmela di dosso correndo; stasera non avevo voglia, ma un po' Michele, un po' Max mi hanno spronato, e allora prima di cena mi cambio e vado...

Parto subito forte, e le sigarette si fanno sentire; poi il respiro si calma e diventa più regolare, e riesco ad andare avanti per 35 minuti...niente di eccezionale, ma per me una piccola vittoria.
La vera conquista però è la continuità, il fatto di non essermi stufato dopo una settimana, come mi succede purtroppo con molte, troppe delle cose che intraprendo...

E mentre correvo ho pensato tanto e a tante cose: naturalmente anche a lei che ora è a Dublino. Cerco in tutti i modi di sentirla più vicina, senza infrangere la regola per cui non devo contattarla in queste due settimane. E allora ho impostato come home page di Explorer le previsioni del tempo di Dublin su Accuweather, per sapere se ha trovato il sole o la pioggia; e porto con me in autobus il libro di Safran Foer che sto terminando, e uso un suo segnalibro. Insomma mi arrangio come posso.

(a proposito Fra', stupendo il libro, a presto un mio commento)

Si dice che la corsa, e in generale l'attività fisica, serva a "scaricare" tensioni e stress; io ci riesco solo in parte, perchè il cervello macina e macina ancora anche durante la corsa; infatti facevo anche altri percorsi mentali non proprio piacevoli, frasi da dire, discorsi da intavolare per nodi che non vogliono venire al pettine. In ogni caso inutile fasciarsi la testa adesso, tra due settimane si vedrà; l'idea è correre correre correre: per dimenticare, per dimagrire, per piacermi di più, per poter sopportare una eventuale "botta"...

Ma anche una corsa fine a sé stessa, come il Forrest Gump che ho rivisto in tv sabato sera prima di andare a ballare...
E allora corri, Enzo-Gump, corri...e parte la musica del "nostro" Jackson Browne e Running on empty

Gotta do what you can just to keep your love alive
Trying not to confuse it with what you do to survive


Avrete notato che ho una predilezione per i film-polpettone con lacrima facile e storia e morale un po' scontati. Inevitabile sentire mie alcune delle battute finali del film, quando Forrest racconta a Jenny dei posti visti correndo, e lei gli dice "avrei voluto essere lì con te", e lui risponde "ma tu c'eri".

Inevitabile perchè lei c'era lì con me mentre guardavo la rabbia dell'oceano su Giant's Causeway (e pensavo a quale glorioso spettacolo si stava perdendo), mentre guidavo a tutta velocità nelle stradine strette tra i muretti del Connemara (e pensavo a come non si fida della mia guida), quando ero sulle Cliffs of Moheir o mentre andavo in bici su Inis Mòr; e lei era con me nella malinconia della mia sbornia a base di Guinness, Oasis e Radiohead cantati in cover da quel bravissimo chitarrista al Viperoom a Dublino, e naturalmente era con me l'ultima notte in Crown Alley quando quel ragazzo (che poi ho scoperto essere di Livorno) suonava in strada una quanto mai azzeccata Wish you were here

La cosa triste è che sento nel profondo che per lei non sia lo stesso, non le manco quanto lei manca a me; e questa asimmetria del nostro rapporto mi logora e mi fa star male, e andrà risolta al suo ritorno.

C'è sempre, credo, nelle storie, uno dei due che vuole l'altro con più forza, ma stavolta non so se sono disposto a sobbarcarmi questo peso per entrambi.

In tutto questo mare di chiacchiere e paranoie, le foto e il racconto irlandese sono ancora una volta rinviati, mi dispiace.

Per tenervi "in caldo" lascio qui un'altro assaggino di viaggio, il faro di St. John's Point:

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